L’archivio liquido dell’identità
testimone del tempo, oltre il tempo.

L’archivio liquido dell’identità non aspetta che qualcuno vada a visitarlo. È sempre in viaggio. Prende i treni, gli aerei, le navi, i pullman, a volte anche la bicicletta.
Arriva nelle piazze, nelle case, nelle scuole, dove c’è bisogno e desiderio.
Dove gli uomini e le donne vivono. Crescono. Lasciano.
Non enfatizza il ricordo, non celebra la memoria ma esplora, osserva, restituisce, provoca e anche inventa. Rimette in circolo il tempo.

Fa cinema dal reale, documentando e narrando.
Provoca la letteratura, esplorando la forza e la vanità del pensiero e delle parole.
Incontra la musica, per sentire e dimenticare meglio le radici e le frontiere.
Attraversa lo sguardo della scena, l’anima del mondo e il pensiero del cuore, il loro potere creativo e contagioso. Smontando e riconnettendo il linguaggio allo scorrere delle cose.
E si occupa di pedagogia e di maieutica pensando all’umanità del futuro, ai suoi diritti.
Ma, soprattutto, prova a raccontare la storia di uomini e di luoghi, la loro preziosa e misteriosa esistenza che scorre nel gioco della vita.

L’archivio e l’identità, noi pensiamo, devono essere liquidi, sono liquidi.
E devono affrontare la sfida del viaggio, del cambiamento, dell’emigrazione, dello smarrimento e dell’oblio. Con coraggio e prontezza di riflessi.
Devono farsi acqua per impedirsi di fare acqua da tutte le parti.

di GRAD ZERO

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